Subric etruschi con lenticchie e patate e salsa mole alla gianduia

Tra le colline della Tuscia e le onde del litorale laziale, Tarquinia custodisce la memoria degli Etruschi e una cultura contadina che unisce saperi antichi, innovazione e rispetto per la terra. Da qui nasce l’ispirazione per un piatto che unisce passato e contaminazione: delle frittelle di patate, i Subric etruschi con lenticchie e patate e salsa mole alla gianduia, ispirate ai Subric piemontesi, rivisitate con le lenticchie di Onano e una salsa mole inedita. Un viaggio tra civiltà antiche e gusti moderni, dove i prodotti di eccellenza della Mystery Box del DivinMangiando® in tour, la crema gianduia, l’olio profumato, le patate, le lenticchie e la polpa di pomodoro raccontano la generosità del territorio. Una reinterpretazione che parla di radici, ma guarda lontano, in una realtà in cui convivono le storie di culture diverse: da nord a sud fino raggiungere l’altra parte del pianeta.
I miei Subric, tra Piemonte e Tarquinia
Le mie frittelle di patate e lenticchie reinterpretano un classico della cucina contadina piemontese in chiave laziale, con ingredienti della Tuscia e un tocco speziato.
Ingredienti (per 4 persone)
Per le frittelle
- 150 g di patate – Coop Agricola Tarquinia
- 70 g di lenticchie di Onano – Perle della Tuscia
- 25 g di pangrattato
- 15 g di Parmigiano Reggiano
- 2 uova (circa 100 g)
- Prezzemolo e menta q.b.
- 1 foglia di alloro
- Sale e pepe q.b.
- 160 g di olio di semi di girasole
Per la salsa mole alla gianduia
- 150 g di polpa di pomodoro e basilico bio – Azienda Agricola Valentini
- 2 g di cumino, peperoncino, paprika affumicata e cannella (in totale)
- 7 g di crema gianduia – Nativa Bio
- 12 g di olio extravergine di oliva FOS 42 – Frantoio Presciuttini
Procedimento
- Cuocete le lenticchie in acqua con una foglia di alloro per circa 20 minuti.
- A cottura ultimata, scolatele ed eliminate l’alloro.
- Pelate le patate, tagliatele a fette e cuocetele a vapore per circa 15 minuti.
- Schiacciate le patate e trasferitele in una terrina insieme alle lenticchie.
- Regolate di sale e pepe, quindi aggiungete le uova, il Parmigiano e il pangrattato. Unite anche un trito fine di prezzemolo e menta.
- Con l’aiuto di un cucchiaio, formate delle frittelle e friggetele in olio di semi ben caldo (170-180 °C) per circa 3 minuti, rigirandole un paio di volte per una doratura uniforme.
- Scolatele su carta assorbente e tenetele da parte.
- Per la salsa mole, scaldate l’olio extravergine in un tegame e fatevi tostare brevemente le spezie. Aggiungete la polpa di pomodoro (frullata in precedenza con un frullatore a immersione) e cuocete per circa 5 minuti.
- A fuoco spento, incorporate la crema gianduia e mescolate fino a completo scioglimento e a ottenere una salsa liscia e ben amalgamata.
- Servite le frittelle calde accompagnandole con la salsa mole.
Dalla Mystery Box al piatto: gli ingredienti raccontano
Con la ricetta Subric etruschi con lenticchie e patate e salsa mole alla gianduia, partecipo con entusiasmo a DivinMangiando® in Tour, una gara gastronomica che, partita dal cuore della Tuscia, ha saputo conquistare tutta l’Italia. Un progetto promosso con passione da Vittoria Tassoni, autrice del blog Vittoria in cucina – Il Prezzemolino, che punta a valorizzare il ricchissimo comparto agroalimentare del territorio viterbese.
È per me un vero onore essere tra i quindici food writer italiani selezionati dall’Associazione Italiana Food Blogger per raccontare, attraverso una ricetta, la bellezza, la cultura e i sapori autentici della Tuscia.
Aprire la Mystery Box è stato come sfogliare una mappa della Tuscia: ogni ingrediente una tappa, un racconto.
Ho trovato tradizione, sostenibilità e creatività in un solo pacco attraverso i seguenti prodotti:
- Olio EVO Presciuttini
- Sfarinato di farro La Turchina
- Pomodoro e basilico bio Valentini
- Patate e Mandorle Coop Agricola Tarquinia
- Confettura di fragole e Crema di Carciofi Cooperativa Sociale Fattorie Solidali
- Lenticchie di Onano Perle della Tuscia
- Miele Ercolani
- Gelatina di rose Campo delle Rose ODV
- UmOri Favola Nesler Cibo Vivo
- Crema di nocciole Nativa Creme Bio
- Vino Bianco Pantano Azienda Agricola Tosoni Massimo
- Olio di Nocciola Azienda Agricola Luca Di Piero
- Aceto di kiwi N°2 L’Agro del Kiwi
Per questa ricetta ho scelto cinque ingredienti della Mystery Box che mi hanno colpita per il loro legame con il territorio viterbese.
Le patate della Cooperativa Agricola di Tarquinia sono un prodotto semplice, che racconta la genuinità della Tuscia. Le ho abbinate alle lenticchie di Onano, un legume antico, ricco di storia e sapore, perfetto per evocare la memoria della cucina contadina e dare struttura alle frittelle.
Ho scelto poi la polpa di pomodoro e basilico Valentini, densa e delicata, come base della mia salsa mole: un modo per unire tradizione mediterranea e ispirazione esotica.
A completare questa fusione di sapori, la crema gianduia di Nativa, usata in piccola quantità nella salsa per aggiungere un pizzico di dolcezza. Infine, l’olio extravergine di oliva Presciuttini, che valorizza la salsa con il suo profumo fruttato, dal sapore dolce e pungente allo stesso tempo.
Un ottimo abbinamento a queste frittelle è il Vino Bianco Pantano dell’Azienda Agricola Tosoni Massimo, un vino fresco e versatile.
Questi ingredienti hanno la capacità di raccontare la Tuscia di oggi: radicata nella tradizione, ma aperta alla creatività e al dialogo tra culture diverse.
Saperi e sapori di Tarquinia
Tarquinia è un’antica città etrusca e romana, situata nella zona dell’attuale Corneto, a circa 100 km da Roma sul litorale tirrenico. L’insediamento originario sorgeva su un’altura naturale, a 6 km dal mare, ed era circondato da necropoli, tra cui spicca quella dei Monterozzi. Fu uno dei principali centri etruschi, raggiungendo il massimo splendore tra l’VIII e il V secolo a.C. Conquistata da Roma nel IV secolo a.C., mantenne a lungo una propria identità politica e culturale.
Vincenzo Cardarelli scrisse:
“Se dovessi descrivere Tarquinia a uno che non c’è mai stato, per prima cosa parlerei del vento: la tramontana che taglia, che si infila tra i vicoli e si allarga formando mulinelli nelle piccole piazze, fredda, che porta via le nubi e rasserena il cielo. Poi lo scirocco, forte, umido e denso. Il cielo opaco, striato di sabbia rossa che viene dall’Africa. Se uno si concentra riesce anche a sentire il profumo delle spezie misto al salmastro del mare. Che non è più blu, diventa argenteo ai raggi filtrati del sole, con le onde di traverso che si mangiano la sabbia. Il macco con cui sono costruite le mura e le case di epoca medioevale: il sedimentario marino che certifica ere lontane in cui il mare copriva questi luoghi, il colore chiaro che risplende d’estate e illumina l’inverno, le piccole conchiglie incastonate tra la pietra. E gli “affacci”, l’Alberata, la Ripa, S. Antonio che s’apre al mare. I colori delle terre coltivate cambiano di mese in mese in un calendario che evidenzia il passare delle stagioni”.
Le parole di Cardarelli restituiscono tutta l’essenza di Tarquinia: il respiro del vento, la luce sulle pietre, il profumo della sabbia e delle stagioni che cambiano tra mare e campagna.
Tarquinia non è quindi solo storia etrusca: è un intreccio di natura, agricoltura e saperi che resistono nel tempo.
I prodotti della terra, come i legumi, l’olio e le farine di grani antichi, sono da sempre protagonisti della cucina tarquiniese. Il pane cotto a legna, la zuppa di lenticchie, le patate locali, i pomodori conservati in vetro: ogni ingrediente racconta una storia tramandata di generazione in generazione. Il vino accompagna piatti semplici nella loro preparazione, ma ricchi di gusto.
Il piatto più rappresentativo della tradizione è l’acquacotta, una zuppa di verdure e patate con fette di pane casareccio, insaporita da aglio, cipolla, pomodoro e olio, a volte con aggiunta di un uovo. Questa zuppa ha rappresentato per secoli il pasto quotidiano della gente della Tuscia, dei contadini e dei “butteri”, ossia i guardiani delle mandrie.
Molte ricette hanno alla base prodotti che crescono spontaneamente nella macchia tarquiniese: erbe e piante aromatiche, come la mentuccia (o nepetella), il finocchio selvatico, rosmarino, timo serpillo, salvia e maggiorana sono usate per esaltare i sapori di alcune pietanze.
E così, sembra di percepire la carezza di quel vento di cui scriveva Cardarelli, intriso dei profumi delle erbe spontanee.
Nella cucina tarquiniese ci sono anche piatti a base di carne, come l’abbacchio, il cinghiale ed altra selvaggina, oltre alle lumache di allevamento. Una specialità è il Mirandò, carne di bovino cotta con cipolle dorate e polpa di pomodoro.
Termino il tour gastronomico di Tarquinia con i dolci tradizionali, spesso legati alle festività religiose: la pizza di Pasqua, le ciambelline al vino, i tozzetti e i panpepati.
Tra vento e memoria
Sono giunta al termine del mio viaggio virtuale nella terra di Tuscia.
Nei Subric etruschi con lenticchie e patate e salsa mole alla gianduia ho voluto unire storie e sapori, ispirazioni e memoria. Le lenticchie di Onano, le patate tarquiniesi, l’olio profumato e la dolcezza della gianduia sono diventati strumenti di un racconto che parla di terra, identità e contaminazione creativa.
Cucinare per DivinMangiando® in Tour è stata l’occasione per scoprire, attraverso ingredienti autentici, la ricchezza di un territorio che non è solo storia antica, ma presente vivo che guarda con rispetto e amore al futuro.
Ed è proprio lì, tra una brezza di tramontana, un cucchiaio di salsa e un morso soffice alle mie frittelle, che ho ritrovato il senso profondo della cucina: ascoltare, custodire, trasformare.