L’infinito

Analisi de L'infinito, famosa lirica di Giacomo Leopardi. Argomento di italiano per il III anno della Scuola Secondaria di I grado a cura di Gabriella Rizzo

III Anno | 5 Settembre 2017 | Tags:

Buongiorno, ragazzi!

Avete visto che bel paesaggio?

Quando visito un luogo mi piace fare tantissime foto, correre sul punto più alto e immortalare lo spettacolo che si presenta ai miei occhi.

Che sia una città, un piccolo borgo, una dolce collina, un prato fiorito, un bosco innevato o un mare cristallino … è così sorprendente la natura!

Le stesse emozioni avrà provato il poeta Giacomo Leopardi mentre passeggiava su una collina solitaria del monte Tabor poco distante dalla sua casa.

Purtroppo una siepe sottraeva alla sua vista gran parte dell’estremo orizzonte, ma il nostro Leopardi dall’animo gentile e sensibile non ebbe timore di questo ostacolo, anzi, ne sfruttò l’impedimento per farsi trasportare dall’immaginazione tanto da percepire l’infinito e poi sentire un tuffo al cuore.

Avvertì la quiete dell’immensità e fu felice di naufragarvi annullando il suo animo, perdendosi in un senso di piacere e di felicità.

Così come Leopardi andò oltre quella siepe, anche noi per trovare lo stesso senso di quiete dovremmo superare i continui ostacoli che spesso il presente ci eleva come se fossero dei muri invalicabili.

Immaginiamo che al di là di questa cortina ci siano interminati spazi dove ondeggia la felicità e abbandoniamoci al fascino della vita!

Vediamo insieme cosa scrisse Leopardi in quella occasione quando era poco più che ventenne.

L’infinito

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,

e questa siepe, che da tanta parte

dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.

Ma sedendo e mirando, interminati

spazi di là da quella, e sovrumani

silenzi, e profondissima quiete

io nel pensier mi fingo; ove per poco

il cor non si spaura. E come il vento

odo stormir tra queste piante, io quello

infinito silenzio a questa voce

vo comparando: e mi sovvien l’eterno,

e le morte stagioni, e la presente

e viva, e il suon di lei. Così tra questa

immensità s’annega il pensier mio:

e il naufragar m’è dolce in questo mare.

 

Ermo colle: è il Monte Tabor, il colle di Recanati (in provincia di Macerata, nelle Marche) che oggi fa parte del Parco letterario dedicato al poeta. Lungo un sentiero si può giungere al punto in cui forse il poeta scrisse questa poesia, ricordata da una targa con il celebre primo verso.

Siepe: la siepe, che impedisce lo sguardo di andare oltre, rappresenta il limite della realtà con la conseguente necessità di evadere, di superare i propri limiti.

Vento: la percezione dell’infinito è interrotto momentaneamente da un elemento naturale: il rumore del vento tra le piante. Improvvisamente il poeta recupera il suo rapporto con la realtà.

E il naufragar … mare: in questo verso troviamo la metafora del naufragio, rafforzata da un ossimoro. Difficile immaginare un naufragio dolce! Ma questa figura rende bene l’idea dell’annullamento del suo animo.

Riflettiamo sulla lingua

Nella lirica gli spazi finiti, percepiti con i sensi, si alternano all’indefinito, ciò che l’uomo può immaginare (ermo colle/ interminati spazi).

Questa distinzione è sottolineata anche dall’uso dei dimostrativi questo/quello.

Questo = indica l’io del poeta immerso nella realtà

Quello = realtà indefinita, indica l’immaginazione del poeta

Molti altri elementi della poesia rimandano a questo continuo rapporto tra realtà fisica e dimensione interiore.

Realtà fisica Dimensione interiore
Siepe Io nel pensier mi fingo
Vento Il cor non si spaura
Mare S’annega il pensier mio

 

Nel testo sono presenti diversi enjambement che rallentano la lettura del testo e ci aiutano a cogliere il senso dell’infinito.

Soffermiamoci infine sul significato delle congiunzioni:

  • la congiunzione avversativa MA posta all’inizio del quarto verso simboleggia il superamento dell’ostacolo;
  • nell’ottavo verso la congiunzione copulativa E segna il momentaneo recupero del rapporto con la realtà, mentre il polisindeto nei versi 11-13 sottolinea il rapido susseguirsi delle sensazioni provate dal poeta.

 

E voi? Avete mai provato a «naufragare nell’infinito»?

Provate a sentire le stesse emozioni di Leopardi, andate oltre con l’immaginazione partendo da un elemento della realtà che potrebbe essere la finestra della vostra camera, un palazzo di fronte alla vostra casa, un muro di recinzione … e a volte anche il vostro smartphone!

Andate oltre … anche e soprattutto oltre la realtà virtuale!

Buono studio e buon viaggio nella fantasia!

Gabriella

 

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