Manzoni e la questione della lingua

III Anno | 2 Ottobre 2017 | Tags:

L’opera più importante di Alessandro Manzoni è il romanzo I Promessi Sposi che diede un contributo fondamentale alla questione della lingua.

Nell’Ottocento la questione della lingua nazionale impegnò molti intellettuali italiani soprattutto in seguito all’unità politica del Paese, quando risultò necessaria anche l’unità linguistica.

I puristi, contrari agli influssi del francese nella lingua dei letterati, sostenevano il fiorentino del Trecento considerato il modello di lingua “pura”.

Contrari ai puristi erano i neoclassici, secondo i quali era necessario tener conto anche delle correnti letterarie successive.

In questo dibattito subentrano gli intellettuali romantici, i quali affermavano che l’italiano non doveva restare una lingua letteraria, ma doveva diventare uno strumento di unificazione nazionale.

L’esempio de I Promessi Sposi

Quando Manzoni scrisse I Promessi Sposi l’Italia è ancora suddivisa in diversi Stati.

Ogni Stato aveva un proprio dialetto per quanto riguarda la lingua parlata, mentre in quella scritta si cercava di imitare la lingua di Petrarca e di Boccaccio.

Manzoni propose la diffusione del fiorentino vivo, cioè quello parlato dalle classi colte fiorentine.

Nell’ultima edizione del romanzo, chiamata Quarantana, Manzoni decise di eliminare tutti i termini del dialetto lombardo.

Perché secondo voi?

L’obiettivo di Manzoni, memore di quanto si stava discutendo sulla questione della lingua comune, era quello di scrivere un romanzo per tutti, cioè che si potesse leggere in qualsiasi parte d’Italia.

Famosa è la metafora utilizzata per spiegare la revisione linguistica dell’ultima edizione: la «risciacquatura dei panni in Arno».

Così nel 1840 venne completata la revisione del romanzo: proprio quella che leggiamo noi oggi a scuola!

Per evitare che quest’opera rimanesse un ulteriore contributo al dibattito linguistico basato sulla teoria, Manzoni propose la diffusione del fiorentino vivo tramite le scuole e gli insegnanti.

Sembra una soluzione facile, ma non lo fu …

Arrivò il 1861, finalmente l’Italia era diventata una nazione unita.

Ciò non bastava a concretizzare l’unità linguistica: l’analfabetismo della maggior parte degli italiani e la distanza tra gli intellettuali e il popolo non rendevano facile l’attuazione di questo progetto.

«Fatta l’Italia, ora bisogna fare gli Italiani»

Con la nascita del Regno d’Italia venne introdotto l’obbligo dell’istruzione elementare (Legge Coppino) e furono diffusi giornali quotidiani e periodici: piccoli passi verso una lingua comune.

Bisogna aspettare il Novecento, con i nuovi mezzi di comunicazione, come la radio e la televisione per raggiungere la definitiva unificazione linguistica.

Ma questa è un’altra storia …

Ora vi saluto. Prossimamente vi parlerò de I Promessi Sposi e faremo un piccolo viaggio in «Quel ramo del lago di Como». Continuate a seguirmi!

Buono studio, cari ragazzi!

Gabriella

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